Il paradosso dell’epoca moderna: essere soli in un tempo “social”.
Stiamo vivendo un periodo di costante progresso, caratterizzato da trasformazioni velocissime in tutte le aree di vita. Per riuscire a tenere il passo, è necessario ricorrere a tutte le proprie capacità e potenzialità, ma questo non è facile: sempre più persone provano un senso di sopraffazione e ansia, sentono mancare l’aria e provano la grande paura di restare soli.
Pensa ai social media, ad esempio. Il loro sviluppo fa sì che gente da un capo all’altro del pianeta sia connessa facilmente e riesca a comunicare con un semplice click.
Le distanze, però, si sono davvero ridotte? Io credo che, al contrario, si stia andando facilmente verso lo smarrimento dovuto a un uso inconsapevole del mezzo, trasformando un luogo d’incontro in piazza di scontro tra gli ego. È un po’ come sentirsi soli in mezzo alla gente.
Sia chiaro, non sono contrario ai social e io stesso mi rendo spesso promotore del loro uso. È importante però essere consapevoli del fatto che siano soltanto un mezzo, uno strumento, e non il fine ultimo!
L’ego non lascia spazio alle fragilità
Ha preso piede uno stile comunicativo subdolo e manipolatorio, basato sul marketing spinto dei soldi facili e sulla trasmissione di modelli di successo e realizzazione assolutamente fragili. I valori essenziali sono diventati la fama e la notorietà, è per ottenerli è necessario spostare l’attenzione su di sé. Troppe le energie spese per esaltare l’ego, per mostrarsi sempre impeccabili e all’altezza delle situazioni così da soddisfare la necessità di apparire forti e ricevere consensi.
Tutto questo è bello per gli occhi, incoraggia ad emulare e a desiderare la replica di vite da sogno piuttosto che a realizzare il proprio progetto autentico di realizzazione.
Di fronte a un quadro del genere, si cade nella tentazione di filtrare la realtà attraverso lo schermo e si sfugge al senso di insoddisfazione richiudendosi in se stessi. Pare non ci sia spazio per le debolezze e va evitata ogni occasione in cui mettere in discussione i propri limiti personali, in cui esprimere i sentimenti e le emozioni che si provano. Pena: l’esclusione dai giochi e l’emarginazione… rimanere soli.
È una gara a chi tira fuori per primo la testa dal rifugio così da diventare bersaglio facile le critiche e le sentenze dei leoni da tastiera. La cosa più importante è mostrarsi belli e forti, costruire la propria immagine da mostrare, tralasciare la propria parte interiore per concentrarsi esclusivamente su quella esteriore. Fa da padrona la convinzione che la fragilità sia per i deboli.
Un atteggiamento del genere porta a un tipo di successo effimero, che fa sentire incompleti. Manca tutto l’aspetto del contatto sincero con se stessi e con la propria anima; si sotterrano le emozioni più intime; si vive in una bolla che pian piano mostre le sue crepe fino in profondità.
Di conseguenza, non c’è relazione con gli altri, nel senso più umano del termine.
Va’ controtendenza e insegui il successo etico
È per questo motivo che amo parlare di successo etico, di una realizzazione a 360 gradi possibile tenendo conto di tutte le dimensioni della tua vita.
Si tratta a tutti gli effetti di un processo di costruzione della tua identità prima di tutto come persona, attraverso la scoperta di chi sei e lo sviluppo di consapevolezze legate alle qualità e alle potenzialità che possiedi, ma anche dei tuoi limiti e difetti.
In questo modo, puoi imparare a scegliere ciò che è buono per te per star bene e scartare ciò che invece non ti serve, per riscrivere i tuoi copioni di vita con l’obiettivo di essere una persona felice.
Conoscere chi sei ti permette di decidere, di trovare le risposte ai cambiamenti del mondo moderno e di superare lo sconforto e la sfiducia nelle altre persone attraverso il valore della condivisione. Metterti in gioco in contesti relazionali autentici rende possibile scoprire nuovi modi di aprirti e stare bene con gli altri, ma anche di conoscerti meglio e di capire fin dove le persone possono spingersi nel rapporto con te. Saprai costruire dei confini chiari che servono a proteggerti da chi vuole imporsi nel tuo spazio e a dare il permesso di entrarvi, in punta di piedi, a chi invece la tua fiducia l’ha conquistata nel tempo, arricchendosi e arricchendoti.
Ecco perché in questo blog sto puntando molto su temi che non escludono mai il coinvolgimento dell’altro. Ne abbiamo bisogno. Sentiamo la necessità di appartenere ad un contesto, di rivedere parti di noi nelle persone e di riconoscerle, di vedere positivo e prenderci il buono che ci serve dal mondo.
Se escludi chi ti sta intorno o addirittura lo annienti, avrai vissuto solo per metà e qualsiasi successo, qualsiasi traguardo, non riuscirà mai a colmare quel vuoto creato dall’assenza dell’altro.