Come controllare la rabbia e il nervoso?
Cosa fai quando ti arrabbi? Quando si subisce un torto, ad esempio un’offesa, i due atteggiamenti più comuni per la gestione della rabbia sono la repressione e l’esplosione della stessa.
- Con un esempio banale, potremmo dire che l’esplosione della rabbia consiste nel dare un pugno all’altra persona, scaraventarle addosso le parole più impensabili con grande veemenza. Oppure, ancora, arrecare lo stesso torto subito secondo la legge del Taglione occhio per occhio, dente per dente.
Insomma, esplodere la rabbia è una modalità di sfogarla rivolgendola contro l’altra persona al fine di annientarla, di vendicarsi o farle del male fisico o emotivo. - Reprimere la rabbia, invece, vuol dire contenerla dentro di sé al fine di controllarla e ridimensionarla. Tuttavia, la rabbia repressa rimane dentro a ribollire ed esce fuori quando meno te lo aspetti: con le persone a te care, ad esempio, sfogando su di essi il tuo nervosismo pur non avendo fatto nulla di male.
Quali dei due atteggiamenti senti come tuo? In ogni caso, ti consiglio di guardare questo video o di ascoltare la versione podcast in fondo alla pagina. In alternativa, continua a leggere.
Reagire, con rabbia
Repressione ed esplosione della rabbia sono due reazioni. Non si tratta di due modi per esprimere la rabbia, bensì di azioni automatiche che compi in modo istintivo, inconsapevolmente, come risposta meccanica a ciò che ti innervosisce.
Spesso scattiamo a causa dello stimolo esterno, ed è proprio qui che sta l’inghippo: lo consideriamo, sbagliando, il vero motivo della nostra rabbia. Così facendo, creiamo confusione tra il trigger che proviene dall’ambiente (uno screzio, un’offesa, la mancanza di rispetto) e il vero bisogno interno che proviamo in quel momento. L’unico che vale la pena soddisfare e verso cui la nostra rabbia ci trasporta.
È utile allora chiedersi quale sia il bisogno reale che custodiamo dentro di noi.
Di cosa hai bisogno quando provi rabbia?
La rabbia è portatrice di un messaggio importante con un significato ben preciso: stai subendo un’ingiustizia. È inoltre un’emozione che porta con se una grande carica e l’energia che sprigiona, se ben veicolata, può essere espressa in modo costruttivo al fine di soddisfare il proprio bisogno interno.
Sfogare o tenere dentro la rabbia non è utile come si pensa. La rabbia repressa o scaraventata contro gli altri è di per se distruttiva, sia per se stessi che per le persone verso cui è diretta. Essa lascia in questo modo un vuoto incolmabile a causa di un proprio bisogno non ascoltato e per questo non soddisfatto.
Occorre allora sentire la rabbia scaturita dallo stimolo esterno, ma anche prendere consapevolezza di ciò di cui si sente necessità per poterne sfruttare l’energia emotiva e convogliarla in modo costruttivo.
Se qualcuno urla contro di te e ciò ti fa arrabbiare, forse hai bisogno di vivere un ambiente dai toni più pacati. Se ricevi un’offesa in ufficio di fronte ai tuoi colleghi, la necessità comunicata dalla tua rabbia potrebbe essere quella di non essere messo in cattiva luce pubblicamente.
Come vedi, semplicemente spostando l’attenzione da ciò che fa l’altro a ciò che senti come bisogno trasforma notevolmente la prospettiva. Cosa fare adesso?
Disidentificati per esprimere la rabbia
Non identificarti nella rabbia o ricadrai nella trappola del comportamento automatico. Dopo aver compreso quale bisogno provi, disidentificati: concentrati e guardati dall’esterno, come se fossi uno spettatore, una telecamera puntata su te stesso. Osserva l’intera situazione, ponendo attenzione anche sulla persona che ha stimolato la tua rabbia; sviluppa una visione d’insieme di ciò che vivi senza lasciarti inghiottire. Che bisogno, ad esempio, potrebbe provare l’altro per aver agito in un modo ingiusto nei tuoi confronti?
Vedere tutti gli elementi della scena è funzionale per osservare le cose in maniera profonda, senza rimanere accecati dalla rabbia, e arrivare così alla fase finale del processo. Pensa ad un’azione alternativa che potresti mettere in atto invece di reprimere o esplodere. Quando le alternative sono due e sono così estreme, agli antipodi, occorre infatti trovare una terza via che sia funzionale e che soprattutto sia sensata, organizzata e costruttiva,
Per esempio, potresti comunicare all’altra persona che ciò che fa nei tuoi confronti ti fa sentire ferito.
Ancora, potresti usare quell’energia per acquisire autorevolezza e riprendere in mano una situazione familiare o sul posto di lavoro.
Infine, potresti addirittura decidere di allontanarti per condurti verso una situazione che per te sia maggiormente gradevole. La prerogativa di un conflitto è che ci siano due persone: venendone a mancare una, non può esserci lotta.
Conclusione
Metti in pratica l’intero processo per smettere di reagire alla rabbia e cominciare ad esprimerla in modo utile per soddisfare i tuoi bisogni.
Senti la tua rabbia accogliendola; riconosci e prendi consapevolezza del bisogno interno che ne sta alla base; disidentificati, assumendo una posizione esterna d’insieme; esprimi la rabbia con un’azione organizzata e costruttiva.
Metti in pratica questo esercizio costantemente e fammi sapere come va scrivendomi su Whatsapp al 3293211971. Oltretutto, puoi anche ricevere ogni giorno uno stimolo extra inviandomi allo stesso numero la parola “Consiglio”.
Se invece vuoi lavorare in modo specifico sulla tua rabbia per imparare a gestirla ed esprimerla, dedichiamoci del tempo su Skype e ti aiuterò a farlo con un percorso dedicato a te.
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