Assumersi la responsabilità del proprio cambiamento

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Assumersi la responsabilità del proprio cambiamentoAssumersi la responsabilità del proprio cambiamento

Responsabilità, ovvero da dove ha inizio il cambiamento

In un periodo come quello che stiamo vivendo, in cui il disagio e il malcontento sono prevalenti nelle vite di molte persone, trattare un tema come la responsabilità è abbastanza spigoloso. È una parola che nell’uso comune fa spesso riferimento al concetto di giudizio morale, così come avviene in ambito giuridico in cui si associa il concetto di responsabilità ad una violazione o ad una colpa rispetto ad un’azione compiuta.

A me piace rivestire le parole del loro valore e significato originario, soprattutto se ciò rende possibile usarle in chiave positiva e costruttiva per la nostra vita.
La responsabilità, da respons-abilia, è la capacità di dare risposte ai pensieri, agli stati d’animo e alle situazioni che ci troviamo a vivere ogni giorno. Essere responsabili vuol dire compiere un atto di grande coraggio e consapevolezza, impegnandosi e adoperandosi per trovare le soluzioni adeguate a realizzare il proprio stato di benessere personale.
È un vero e proprio passaggio dal vivere come spettatore, succube degli avvenimenti passati, all’essere artefice del proprio presente e del proprio futuro.

Senso di colpa e scarico di responsabilità

Nonostante la grande opportunità di ricoprire il ruolo di protagonista, è probabile che viva determinate circostanza sentendoti responsabile nell’accezione di essere portatore di errori, di sbagli. Succede facilmente quando mantieni un’ottica rivolta al passato e a ciò che ha portato a trovarti in una certa condizione, e da questa prospettiva la tendenza che puoi seguire è prendere sulle spalle il peso delle colpe o addossarle a qualcun altro, deresponsabilizzandoti.

Dai quindi inizio alla ricerca di un alibi, proseguendo a cerchi concentrici verso l’esterno: partendo dalla svalutazione di chi sei e di ciò che sai fare, procedi ad incolpare le persone prima vicine a te e poi lontane, fino ad arrivare a prendertela con entità sempre più grandi e distanti. Arrivi persino a condannare Dio o ad additare forze astratte e fuori dal tuo controllo come il destino o la fortuna.

Una persona che sta vivendo la difficoltà di sostenersi economicamente perché non trova lavoro sente di non essere al proprio posto nel mondo, vive la percezione di essere incapace e inutile. In seguito, prenderà le distanze da tutto questo arrabbiandosi con la famiglia che non lo capisce e che vuole solo che “si dia una mossa”, con gli amici che lo invitano a cena fuori non rispettando la sua situazione finanziare, prendendosela con lo stato che fa i propri interessi invece di pensare a trovare soluzioni per il suo benessere e, alla fine, si lascia andare al pensiero che la vita è avversa e il destino beffardo…

Spendi più tempo a cercare un responsabile per la condizione in cui ti trovi che a trovare le risposte per uscirne fuori.

In questo turbinio infernale in cui senti di avere il mondo contro, sei troppo concentrato a creare il capro espiatorio per difenderti e giustificarti; così facendo perdi di vista la possibilità che ogni uomo ha di realizzarsi e autodeterminarsi. È più comodo spostare l’attenzione al di fuori di sé che mettersi in gioco:  richiede tanto sforzo e tanta energia, risulta faticoso e a volte noioso.

Nel film “Un’impresa da Dio”, Morgan Freeman nel ruolo di Dio recita un pezzo in cui dice:

A chi pregando chiede pazienza crede che Dio dia pazienza?
O dia invece l’opportunità di essere paziente?
A chi chiede coraggio Dio lo concede o dà l’opportunità di essere coraggiosi?
A chi chiede la gioia di una famiglia più unita crede che Dio regali sentimenti rassicuranti o l’opportunità di dimostrare amore?

 

Assumersi la responsabilità vuol dire stringere sempre più il cerchio fino ad arrivare al centro. Ed il centro, sei proprio tu: abituati ad andare dritto al sodo, a ciò che tu puoi fare, in modo attivo.
Non si tratta di parlare degli altri, di difenderti dietro ciò che fanno e ciò che vivono, di costruire congetture sul perché le cose vanno male nel mondo. È una questione di chiederti cosa puoi fare tu, in prima persona, e di fare appello a tutto il tuo ingegno e alla tua creatività per trovare soluzioni che producano cambiamento.

L’assunzione di responsabilità come atto d’amore verso sé stessi

L’assunzione di responsabilità è un azione d’amore verso di sé poiché porta ad impossessarsi del proprio potere personale e ad utilizzarlo al meglio per vivere in linea con i propri bisogni e desideri.
Non è una questione di colpa ma, al contrario, di compiere una serie di piccole scelte che alla fine portano a far sì che le cose avvengano e che la magia si compia.

Mettiti dunque in discussione, non dar nulla per scontato e alimenta il dubbio, la base della curiosità. Non lasciarti travolgere da ciò che avviene ma assumi un ruolo attivo: dai significato e agisci per realizzare dentro di te il cambiamento di cui hai bisogno.

Se senti che realizzare da solo questo cambiamento sia troppo faticoso al momento e di essere bloccato, lasciati sostenere durante il cammino. Chiedere aiuto e lasciarsi accompagnare è un appello alla propria responsabilità e rappresenta già la volontà di cogliere l’opportunità di cercare e trovare le proprie risposte.

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Sebastiano Dato

Ho già aiutato centinaia di persone sensibili verso gli altri a sbloccarsi e aumentare l’autostima, per centrarsi su di sé senza sensi di colpa, affermarsi nelle relazioni e sentirsi riconosciute e gratificate.

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